In occasione della festa del papà, ho deciso di dedicare uno spazio di riflessione al ruolo del padre, ieri e oggi. A questo scopo ho intervistato due papà, uno della “vecchia” generazione e uno della “nuova”.
Come è cambiato il ruolo paterno in questa società soggetta a continui mutamenti?
Partiamo da ciò che resta invariato. Un padre non è solo colui che biologicamente partecipa al concepimento di un figlio. Il padre è colui che, insieme alla madre, partecipa: all’idea della genitorialità; al suo compimento e al suo mantenimento nel percorso educativo e di crescita del figlio.
Quando si diventa padri?
Nel momento stesso in cui nell’immaginario di un uomo si inscrive l’idea di un figlio.
Inizio l’intervista chiedendo ai papà:
Che cosa vi ha spinti a voler diventare genitori?
Entrambi i papà concordano sul fatto che la genitorialità sia la massima espressione della creazione.
In effetti il genitore è colui che genera, che dona la vita.
E il papà di oggi aggiunge:
“Ho scelto di diventare padre per far continuare la stirpe. Per me è stato il massimo livello di espressione della vita”
Certo ci sono aspetti emotivi che accompagnano ogni fase del ciclo di vita di una famiglia, ma resta importante ricordare anche la nostra appartenenza ad una specie. L’uomo ricerca nella procreazione la continuazione di Sé. Diventa allora interessante capire dove finisce ciò che uno si aspetta e idealizza, mosso dall’istinto inevitabilmente inscritto nel suo DNA, e dove invece inizia la realtà dell’essere padre.
Entrambi i papà dichiarano di aver trovato soddisfazione alla loro aspettativa di diventare genitori, anzi, ne hanno ricevuto molto di più di quello che potessero aspettarsi.
Avere un figlio è una scelta; un obiettivo che genera altri obiettivi; una responsabilità.
Il papà di ieri dice: “ Il senso di responsabilità si acuisce e richiede costanza. L’arrivo di un figlio porta cambiamento ed occorre, con la propria compagna, saper riorganizzare gli equilibri interni della famiglia. Quando ho visto per la prima volta i miei figli ero grato a lei per ciò che mi ha donato.”
Il papà di oggi aggiunge: “Avere dei figli ti da un obiettivo, uno scopo. Nella coppia sicuramente porta a rimettere in discussione degli equilibri.”
E aggiunge: “Avere dei figli rende più umani…”
Quest’ultima affermazione mi ha colpita particolarmente: “Rendere più umani”. Sicuramente l’essere genitore non comporta solo la soddisfazione della necessità di continuità, ma anche rendersi disponibili al dono: l’amore incondizionato. Anche quando un figlio non rispecchia a pieno l’immagine di lui che ci eravamo creati (è inevitabile farlo, siamo produttori instancabili di desideri e aspettative) abbiamo la responsabilità e il dovere di accompagnarlo nel suo sviluppo.
Una volta i rapporti con il papà erano più “freddi”, “distaccati”, mi raccontano gli intervistati.
“Oggi un padre sembra faticare meno nell’entrare in confidenza con i figli. Una volta si parlava di meno e si agiva di più; si aveva meno possibilità di relazionarsi. Se papà diceva una cosa, quella era, senza riserva alcuna. Quello che voglio fare come padre è dare l’esempio ai miei figli. Non con la rigidità, ma dando loro la possibilità di sperimentare, anche a costo di sbagliare. Voglio che i miei figli si sentano liberi di potersi esprimere con me.” (Papà di oggi)
“Ho cercato di dare ai miei figli gli strumenti necessari per condurre una vita con pochi dubbi materiali e parecchi dubbi metafisici, intesi come stimoli per una ricerca costante.”(Papà di ieri)
Entrambi sottolineano l’importanza del dialogo, della creazione di uno spazio di condivisione e di sperimentazione della propria soggettività. In sintesi l’importanza di uno spazio di relazione all’interno del quale potersi incontrare e confrontare.
Sembrano entrambe delle situazioni ideali meravigliose, ma chiedo loro quali pensano possano essere le difficoltà legate alla conduzione di questo stile relazionale.
“A volte fatico ad impormi, mi vedono troppo come un amico. Credo di essere troppo permissivo rispetto alla mamma che è più autoritaria…ma forse avere due stili diversi insegna loro a fare delle distinzioni…ci compensiamo…ma forse il rischio è poi quello di creare confusione in loro…non abbiamo mai parlato di come educarli, non abbiamo mai condiviso sulla loro educazione…” (Papà di oggi)
Il papà di ieri risponde: “ Riferendomi ai cambiamenti epocali degli ultimi 60 anni, ritengo che oggi i genitori debbano essere in costante aggiornamento culturale; possibilmente almeno in parallelo a quello dei loro figli. Prima i bisogni erano pochi e ben definiti. Oggi far crescere dei figli comporta una conoscenza più raffinata. I bisogni sono aumentati e hanno diverse nature e soddisfarli diventa più oneroso e impegnativo.”
Il papà di oggi aggiunge: “…il mio essere troppo permissivo potrebbe nascere dalla risposta ad un padre che nella chiusura e rigidità non è che abbia ottenuto chissà che…preferisco essere più umano e spiegare le cose piuttosto che impormi. Preferisco sbaglino e provino sulla loro pelle. Tutti possono sbagliare, io compreso. Ma poi occorre fermarsi a rifletterci e cercare di rimediare, capendo insieme l’errore.”
Credo si possa evincere da queste considerazioni come, essere genitore, padre o madre, comporti una tra le maggiori sfide che la vita ci presenta, oltre che un dono. Educare, ieri e oggi, resta complicato e spesso ci si chiede se si stia facendo la cosa giusta con i nostri figli. Le intenzioni sono le migliori nella maggior parte dei casi, ma viviamo, come detto, in una società in continuo mutamento. Cambia il sistema, cambiano le famiglie e le loro organizzazioni, ma una variabile resta sempre la stessa:
Generare vita è un atto di amore e di responsabilità. Ogni genitore ha il dovere di accompagnare i propri figli nella crescita. Crescere insieme è la ricchezza e possibilità maggiore che il diventare padri regala.